Carenza di vitamina D: questione di fisiologia e di stile di vita

17.05.2017

Secondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Journal of the

American Osteopathic Association, la maggior parte della popolazione

occidentale ha livelli inadeguati di vitamina D. «Le cause di tale carenza

sono numerose e possono essere di tipo fisiologico come il passare degli

anni, di tipo patologico come le malattie croniche quali il diabete di tipo 2

o da malassorbimento tra le quali la celiachia o il morbo di Crohn»

esordisce Kim Pfotenhauer, della Touro University California, tra gli

autori della pubblicazione, che poi aggiunge: «Anche lo stile di vita però

ha un ruolo di primo piano». Come spiegano i ricercatori, la vitamina D

può essere assunta - anche se solo in piccola parte - attraverso l'assunzione

di alimenti come pesci ricchi di grasso (salmone, sardine, tonno), uova,

fegato di vitello e cibi appositamente fortificati, in particolare i cereali per

la colazione. La maggior parte di questa vitamina viene però prodotta

direttamente dall'organismo grazie all'esposizione alla luce solare, con

tassi di produzione che variano in base all'età e alla carnagione della

persona, ma anche alla latitudine e all'ora alla quale ci si espone. Le

persone più giovani e con la pelle più chiara ne producono di più,

soprattutto se l'esposizione avviene nelle ore centrali del giorno e a

latitudini non troppo elevata.

«L'uso delle creme solari con fattori di

protezione superiori a 15 può ridurre anche del

99% la capacità dell'organismo di sintetizzare la

vitamina D» spiega Pfotenhauer, ricordando

che pur essendo indispensabili per proteggere la

pelle dal cancro, queste creme rappresentano un

ostacolo al raggiungimento dei livelli ottimali

di vitamina D. «La buona notizia è che non

bisogna rimanere al sole giornate intere per

avere un beneficio: bastano da 5 a 30 minuti

nelle ore centrali del giorno per un paio di volte

a settimana» concludono gli autori,

sottolineando che la carenza di vitamina D può

provocare dolori muscolari, fratture ossee e

altre conseguenze importanti per la salute degli

adulti.

J Am Osteopath Assoc. 2017. doi: 10.7556/

jaoa.2017.055

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/

28459478

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