Carenza di vitamina D: questione di fisiologia e di stile di vita

Secondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Journal of the
American Osteopathic Association, la maggior parte della popolazione
occidentale ha livelli inadeguati di vitamina D. «Le cause di tale carenza
sono numerose e possono essere di tipo fisiologico come il passare degli
anni, di tipo patologico come le malattie croniche quali il diabete di tipo 2
o da malassorbimento tra le quali la celiachia o il morbo di Crohn»
esordisce Kim Pfotenhauer, della Touro University California, tra gli
autori della pubblicazione, che poi aggiunge: «Anche lo stile di vita però
ha un ruolo di primo piano». Come spiegano i ricercatori, la vitamina D
può essere assunta - anche se solo in piccola parte - attraverso l'assunzione
di alimenti come pesci ricchi di grasso (salmone, sardine, tonno), uova,
fegato di vitello e cibi appositamente fortificati, in particolare i cereali per
la colazione. La maggior parte di questa vitamina viene però prodotta
direttamente dall'organismo grazie all'esposizione alla luce solare, con
tassi di produzione che variano in base all'età e alla carnagione della
persona, ma anche alla latitudine e all'ora alla quale ci si espone. Le
persone più giovani e con la pelle più chiara ne producono di più,
soprattutto se l'esposizione avviene nelle ore centrali del giorno e a
latitudini non troppo elevata.
«L'uso delle creme solari con fattori di
protezione superiori a 15 può ridurre anche del
99% la capacità dell'organismo di sintetizzare la
vitamina D» spiega Pfotenhauer, ricordando
che pur essendo indispensabili per proteggere la
pelle dal cancro, queste creme rappresentano un
ostacolo al raggiungimento dei livelli ottimali
di vitamina D. «La buona notizia è che non
bisogna rimanere al sole giornate intere per
avere un beneficio: bastano da 5 a 30 minuti
nelle ore centrali del giorno per un paio di volte
a settimana» concludono gli autori,
sottolineando che la carenza di vitamina D può
provocare dolori muscolari, fratture ossee e
altre conseguenze importanti per la salute degli
adulti.
J Am Osteopath Assoc. 2017. doi: 10.7556/
jaoa.2017.055
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/
28459478