Reuters, l’informazione ai tempi dei social

26.05.2017

Reuters Institute Digital News Report 

Questi i punti fondamentali che il team responsabile della ricerca ha voluto porre in evidenza a partire dai risultati dell'indagine:

  • il 51% del campione usa i social media come fonte di accesso alle notizie e il 12% li utilizza come fonte principale; tra questi ultimi Facebook la fa da padrona, calamitando gran parte delle condivisioni;
  • giovani e donne sono le categorie che con maggior fiducia si affidano ai social network per l'accesso all'informazione: nella fascia tra i 18 e i 24 anni, soprattutto, i social media sono più utilizzati della tv, sostituendone di fatto il ruolo;
  • la crescita dell'accesso da social network e aggregatori sta facendo venir meno l'importanza del brand: l'utente accede alla notizia in base alla rilevanza scelta dagli algoritmi che propongono le notizie del giorno e la fiducia nella fonte specifica sembra ormai passare in secondo piano;
  • la televisione rimane saldamente ancorata alle generazioni più anziane: è ancora la fonte principale, ma il suo declino è continuo e apparentemente inesorabile;
  • lo smartphone si sta imponendo come lo strumento prediletto per l'accesso alle notizie. Ciò determina inevitabili compromessi, ma fa parte della natura del device: minor approfondimento, minor tasso di attenzione, maggior "zapping" tra le notizie e le fonti delle stesse;

  • la predisposizione alla news a pagamento è bassa (e paradossalmente la situazione è differente solo in Italia e pochi altri paesi): l'alta competitività del mercato non genera iniziative tali da esprimere vero valore nelle offerte a pagamento e questo mette in difficoltà un settore editoriale sempre più schiavo della quantità delle risorse disponibili e della scarsità di domanda da parte dell'utenza;
  • sebbene la produzione video aumenti in virtù di modelli di business che ne incoraggiano l'adozione, l'utenza è sempre ancorata al testo come forma principe per l'accesso alla notizia: il 78% degli intervistati preferisce ancora questa formula, sia perché più conveniente in termini di tempo impegnato, sia perché le pubblicità pre-roll rappresentano un ostacolo psicologico importante di fronte alla scelta del video;
  • la possibilità di personalizzare gli aggregatori e l'aumentato accesso alle news tramite i social network non fa altro che confermare i pericoli della bubble filter: si accede alle notizie sulla base di scelte conformate e preordinate, il che esclude notizie differenti, incontri casuali con le informazioni e analisi forzata di opinioni contrarie. Si tende così ad impoverire la dieta informativa quotidiana, a detrimento della capacità di informazione e della qualità della conoscenza generale
  • Tra i social network, il più utilizzato per l'accesso alle informazioni è Facebook, seguito a distanza da YouTube, con Twitter appena in terza posizione: il network da 140 caratteri è usato per l'informazione soltanto dal 10% degli utenti, ma è la stessa Reuters a riconoscere come si tratti di una comunità confinata e ben identificabile in giornalisti, politici e altri stakeholder (dunque non un fenomeno di massa, ma porzione selezionata di protagonisti e influencer). 
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